L'indefinibile profilo della Pop Culture
Highbrow, Lowbrow... Middlebrow. È l'Arte una questione di sopracciglio?
Il termine
lowbrow (letteralmente: sopracciglio basso) è stato usato dalla gallerista di Seattle Kirsten Anderson per dare un nome a quel movimento, fino ad allora indefinito, di artisti che il sistema dell'arte considera di basso profilo. Il termine venne coniato in contrapposizione ad
highbrow, che letteralmente significa sopracciglio alto e metaforicamente definisce qualcosa di alto profilo culturale (dal modo di alzare un sopracciglio con cui talvolta, con fare da
snob, si fa pesare agli altri la propria cultura).
Pertanto con Lowbrow Art si definisce quel movimento artistico di estrazione popolare e
underground poco interessato a un coinvolgimento intellettuale con l'alta cultura o le belle arti, e che piuttosto trova le proprie origini nella cultura dei fumetti, del Punk e della Street e Graffiti Art, mutuandone i soggetti spesso molto duri.
Si tratta di un movimento populista che annovera un numero altissimo di praticanti e una larghissima produzione difficilmente catalogabile. Forse per questi motivi la Lowbrow Art non viene tenuta in buona considerazione dal sistema dell'arte e dai critici, i quali hanno a che fare con artisti
outsider caratterizzati dalla multiforme e incontrollabile volgarizzazione dei linguaggi espressivi, i quali, essendo estranei al mondo accademico, risultano di difficile comprensione.
Ma può esistere Arte
in e Arte
out? Creare una
apartheid artistica conclama l'idea che l'Arte debba essere sottomessa a limitanti parametri, che siano abilità tecnica o coerenza accademica. Non è così: l'Arte è
in primis un modo di comunicare sentimenti e concetti che non si potrebbero esprimere altrimenti; la forma e la tecnica sono soltanto di secondaria importanza.
D'altra parte, anche al movimento Lowbrow non piace l'egemonia dei critici e del sistema dell'arte dominati dalle logiche del mercato.
Tuttavia, pochi anni dopo la nascita del Lowbrow, il fatto di essere considerati artisti di basso profilo culturale, ad alcuni non è piaciuto, e il movimento si è quindi evoluto nel più qualificante Pop Surrealism.
Sebbene sovrapponibile al Lowbrow, il Pop Surrealism è talvolta visivamente più edulcorato e gentile, quindi più adatto a un vasto pubblico rispetto ai soggetti talvolta scabrosi del primo, ma ne conserva le tematiche bizzarre, presentate con un ampolloso immaginario dai richiami Gothic o in stile Vittoriano. Anche la realizzazione tecnica assume maggiore importanza rispetto al Lowbrow, fino ad assumere il patinato nitore dell'illustrazione, ma sempre conservando un aspetto
naïf, spesso rappresentando figure
super deformed o boteriane.
Lo stile e i soggetti del Pop Surrealism sono spesso conformati a un manierismo collettivo quasi monolitico che rende gli artisti che lo adottano talvolta molto simili fra loro.
Un certo manierismo è l'evidenza di un fenomeno transitorio legato alla moda di un'epoca, ossia a una contemporanea tavolozza stilistica. Ma elevandosi dall'apparenza della forma e guardando i contenuti in un contesto più storicizzato e generale, possiamo constatare l'evidenza di un fatto: ciò che la moda contemporanea chiama prima Lowbrow e poi Pop Surrealism è sempre la medesima Arte di natura populista e
naïf che esiste da sempre e col tempo cambia solo nella forma. Nel XIX secolo fu l'Art Naïve di Camille Bombois e Antonio Ligabue, poi fu l'Arte Primitiva di Alfred Wallis, l'Art Brut di Jean Dubuffet e la Raw Art, l'Outsider Art, la Graffiti Art e la cultura Hip-Hop di Basquiat e Banksy; tutte variazioni della grande rivoluzione celebrata dalla Pop Art, ossia l'Arte Popolare. È quella che si fa strada con le proprie gambe, perché viene promossa dai critici e dal sistema dell'arte solo quando è già acclamata; quella che a torto viene considerata outsider, perché universale e accessibile.
Mary, Artista autodidatta, usa le sintassi visuali tipiche del Naïf e dell'Espressionismo, ha una personalità spontanea, forte di una cultura della Natura che imprime nei suoi dipinti unitamente a una sensibilità acquisita con le esperienze individuali, positive o negative che siano state: nei dipinti vivono soggetti di un immaginario tanto personale quanto interculturale e inaspettatamente attuale, espresso con linee e colori che ritornano fino a certe maniere giovanili tipiche della Street Art e della cultura Hip-Hop. Oltre all'impatto estetico vibrante e libero dalle convenzioni, si trova una dimensione culturale e spirituale parallela, una visione trasognata della realtà che si può sintetizzare in una parola: idillio.
Anche
Abramo 'Tepes' Montini è un Artista autodidatta. La sua espressione, pur sovrapponendosi agli stilemi e al gusto kitsch propri del Pop Surrealism, ha un inconfondibile stile Dark Pop: i soggetti sono leggeri e al contempo angoscianti, quasi incubi, con quell'aura surreale tipica del sogno. I suoi dipinti sembrano sopraggiungere nel buio del sonno provenendo dal profondo della coscienza; essi portano a galla dei frammenti, come reperti sommersi e dimenticati nell'abisso della psiche. Questi reperti inquietanti non emergono al semplice scopo di disturbare l'osservatore, e neppure a scopo apotropaico; bensì perché sono le angosce umane che la società dualista tenta di seppellire sotto una coltre di ipocrisia e buonismo. Essi pongono l'osservatore davanti a uno specchio magico che riflette i recessi più reconditi e ricusati dell'anima.
Camille Bombois Laveuses bretonnes Olio su tela, 92 x 65 cm | Antonio Ligabue Autoritratto con mosca Olio su tela, 70 x 50 cm | Philip Guston Sleeping, 1977 Olio su tela 213.4 x 175.3 cm | Naoto Hattori Venus, 2005 Acrilico su tavola 10 x 20 cm | Mark Chueh Deliquescent, 2009 Acrilico e inchiostro 76 x 61 cm |
Ron English Batman Robin, 2002 Olio su tela | Gary Baseman The Skeleton Girl, 2009 Acrilico su tavola 61 x 46 cm | Marco Demis Il pavone la teiera e la bambina, 2011 Olio su tela 100 x 100 cm | Ray Ceasar Sunday, 2011 Stampa Ultrachrome su Dibond 61 x 61 cm |
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